Il tema della sostenibilità è uno dei driver principali del dibattito economico e politico degli ultimi anni e si avvia a diventare il mantra di questo secondo decennio del XXI secolo.
Un tema ampio e articolato e troppo importante per pretendere di trattarlo in un post sui social, salvo che si voglia esibirsi in un mero esercizio di greenwashing. L’obiettivo di questo articolo è quindi molto più modesto: discutere dei modi in cui l’insieme di tecniche finanziarie che va sotto il nome collettivo di supply chain finance può contribuire a migliorare il profilo di sostenibilità ambientale delle attività economiche distribuite lungo la supply chain.
Partiamo da una considerazione: non esiste alcuna tecnica finanziaria di per sé idonea a “ripulire” il mondo.
Quello che si può però chiedere alla finanza è di incorporare nei propri criteri di valutazione anche la dimensione della sostenibilità ambientale e sociale delle attività che si finanziano, premiando quelle comparativamente più sostenibili a parità di rischio, o addirittura escludendo la finanziabilità di iniziative che abbiano profili di sostenibilità insufficienti.
La transizione ecologica, come noto, ha dei costi. Promuovere la sostenibilità ambientale, ridurre l’impatto ambientale delle attività economiche, incentivare il riutilizzo ed il recupero delle risorse significa affrontare dei costi nell’immediato a fronte di benefici futuri.
Queste operazioni hanno quindi un impatto sulla stabilità e sui risultati economici delle filiere e delle imprese che, soprattutto nel caso delle imprese più piccole, può determinare condizioni di scarsa stabilità.
Compito della finanza è ridurre quest’impatto, incentivando i comportamenti attivi di cui tutti beneficeremo nel lungo periodo.
Le filiere di produzione sono canali importanti ed efficaci di trasmissione delle esigenze evolutive.
Il grande cliente che sta a valle della filiera è normalmente in grado di orientare le politiche e gli investimenti dei suoi fornitori, anche indiretti, attraverso:
Si tratta di un insieme di leve importanti, il cui utilizzo può contribuire al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità estesi a tutto l’ecosistema della filiera e che è già in fase di implementazione in alcune delle filiere più importanti nell’economia italiana (#ENEL Supplier Development Program, #ENI Open-es).
Portare questo approccio nel mondo del supply chain finance non è particolarmente difficile, questo perché le leve specifiche utilizzabili nel contesto dei programmi di supply chain finance sono del tutto analoghe a quelle applicabili alla relazione complessiva di filiera. Per farlo è possibile:
Laddove poi i programmi di supply chain finance siano “appoggiati” su piattaforme di mercato, diventa molto importante anche il coinvolgimento della piattaforma, che deve permettere di gestire agilmente gli elementi di flessibilità necessari a calibrare una offerta che voglia incorporare parametri di sostenibilità.
Polaris è una piattaforma digitale pensata per gestire in modo dinamico e centralizzato i programmi di supply chain finance, incentivando la collaborazione tra i diversi attori della filiera. Una soluzione che può integrare con facilità questo tipo di configurazione, partecipando attivamente al processo di miglioramento della sostenibilità ambientale delle attività economiche.