Chi si pone il problema di gestire gli aspetti finanziari della (o delle) propria supply chain si imbatte rapidamente in una constatazione: le supply chain sono raramente omogenee e i fornitori che le compongono sono solitamente molto eterogenei.
Gestire le relazioni finanziarie all’interno della supply chain, disegnare programmi di supply chain finance, presuppone quindi un’attività di classificazione dei fornitori che consenta di identificare dei cluster in qualche modo omogenei, almeno rispetto alle finalità che l’azienda buyer si propone.
In questo articolo propongo un modello molto easy per approcciare questa attività di classificazione preliminare, assumendo che il Buyer intenda perseguire un set di finalità relativamente ampio e sia disponibile ad utilizzare un ventaglio di strumenti coerente con tali finalità.
Nella tabella seguente un esempio di finalità e strumenti correlati (dall’esame sono volontariamente esclusi gli strumenti di partecipazione al capitale e quelli più legati ad attività specifiche, come gli RTI).
Finalità |
Strumenti |
Supportare finanziariamente i fornitori critici, vale a dire quelli che – contemporaneamente – risultano difficili da sostituire e sono finanziariamente deboli: l’obiettivo è quello di neutralizzare l’impatto finanziario del rapporto di fornitura sull’attività del fornitore | Disponibilità di credito, sotto forma di:
|
Fidelizzare quei fornitori che costituiscono tasselli importanti dei processi di produzione del Buyer e che siano difficili da sostituire o, comunque, risultino particolarmente validi |
Disponibilità di credito |
Incentivare determinati comportamenti o politiche da parte dei fornitori (dalla sostenibilità ambientale a quella finanziaria, alla qualità di processi e prodotti) | Idem |
Utilizzare in modo strategico il proprio debito commerciale, gestendo in modo flessibile la sua durata e le scadenze di pagamento | Negoziazione dei termini di pagamento, combinando estensioni gratuite e/o onerose Favorire la negoziazione dei crediti dei fornitori a condizioni di mercato |
La disponibilità dei fornitori a partecipare a programmi di supply chain finance è condizionata da una serie di circostanze legate alla “forza finanziaria” del fornitore, alla rilevanza del rapporto di fornitura (dal suo punto di vista), da eventuali ulteriori benefici derivanti da una integrazione più spinta con il cliente.
Calibrare l’offerta di programmi di supply chain finance richiede quindi la ponderazione di tutti questi fattori, con l’obiettivo di disegnare soluzioni sufficientemente flessibili da adattarsi al più ampio ventaglio di situazioni soggettive, compatibilmente con gli obiettivi quantitativi e qualitativi che ci si propone di raggiungere.
Il risultato, semplificato, è una matrice come quella riportata di seguito, in cui abbiamo anche “inventato” una potenziale distribuzione dei fornitori nei diversi cluster.
Qualche considerazione sul risultato di questa trasposizione in matrice, che è ovviamente solo uno strumento di analisi e di interpretazione.
Le aree dei Fornitori critici e di quelli non facilmente sostituibili, incrociate con la misura relativa della capacità di credito, si segmentano in tre cluster, cui corrispondono proposte diverse:
C’è poi l’area normalmente più estesa, quella dei Fornitori facilmente sostituibili, che non è automaticamente esclusa da qualsiasi considerazione in materia di coinvolgimento in programmi SCF. Gli obiettivi diventano, in questo caso, più schiettamente opportunistici e prevalentemente finanziari. Così, alla massa dei fornitori finanziariamente più deboli si possono proporre soluzioni finalizzate all’allungamento dei tempi di pagamento piuttosto che operazioni di dynamic discounting, se il Buyer è molto liquido, mentre con i fornitori più solidi si possono negoziare termini di pagamento più lunghi.